Opere recensite, citate, presentate

 
 
2025
 
 

Il Canto dell' Esule

L'universale

Ho avuto il piacere e l'onore di leggere in anteprima questa nuova impresa poetica di Gabriele Prigioni .

Ho buttato giù qualche nota ispiratami dalla lettura.

Mi fa piacere condividerle qui.

Note sparse suscitate dalla lettura de

 IL CANTO DELL'ESULE

di Gabriele Prigioni 

 

Già il titolo suggella la condizione del Poeta. 

È, biblicamente, un esule sulla Terra.

L'incipit è una visione che si apre su un quadro desolante

La strada della Vita è costellata da "mine d'invidia, d'ostilita', gelosia".

Le nullità, i "minus habentes" sono pietre d'inciampo poste come filari ad intralciare il percorso.

Provvida dunque l'ode all'io "calpestato", "il piccolo infante cresciuto con mille sogni naufragati".

E' la nostalgia di un' Arcadia presentita e vagheggiata ma guastata "dalla gente squallida".

Il loro "schiamazzare sguaiato" che ingurgita cibo (non quello del quale si parla nella lettera di Machiavelli a Vettori e che compone uno dei più bei anacoluti della nostra letteratura : "mi pasco di quel cibo, che solum è mio, et ch’io nacqui per lui".)

Qui per converso il cibo è quello dei "maiali nel trogolo".

Dante è evocato come un confidente ad auscultare l'amara confessione del Poeta : "le genti non son cambiate/schifo suscitano".

Ma tutta la prima parte appare come una possente figurazione di un girone dantesco.

Il lessico è ad immagine del realismo della prima cantica (a tal proposito si veda il saggio di Edoardo Sanguineti "Il realismo di Dante ").

Al principio nella fredda meccanicita' di: 

"mine, freni, motore ingrippato".

Poi nella corporea materialità più laida e sfatta:

"Fognesco, sudicia facciata, sudici ingannatori, schizzi di mota, trogolo, putritudine, melmoso".

 

Infine la chiusa, quasi un' "orazion picciola":

"Gentili signori (...) vi lascio alla vostra Apocalisse di nullità" ( come scriveva Michelstaedter nella lettera alla madre: gli altri "hanno vuota la vita, e l’avranno sempre vuota e stirano la loro noia attraverso tutti gli anni e tutti i giorni della loro vita attraverso i loro lavori oscuri e insensati, i loro piaceri insipidi, le loro relazioni familiari, o d’amicizia, o di patria, ottuse e vuote").

 

Poi la nota predominante è quella del mancamento, della privazione.

"Cambiamento che sembra mai arrivare", "sopportazione".

Le coppie di lemmi accostati ossimoricamente rimarcano con vigore tali defaillances (le "nostre diminuzioni" le chiamava Teilhard de Chardin).

"Dimenticanza/ricordanza ",

"Non aspettativa di una aspettativa",

La scena dinamicamente effigiata con empito vitalistico de "Il cavallo al galoppo nella selva fitta" si tramuta con frustrazione in "un toro da locale di bagordi " e persino "privo di meccanismo funzionante".

Finanche la bellissima, fascinosa nella sua sensualità dannunziana: "Pioggia fitta di petali avvoltolati (...) a voler creare un'alcova ", sbocca poi in "una nuvola di fumo acre, acido".

 

Il cumulo nominale all'inizio della terza parte (disputa, diverbio, diatriba) è un sottile segnale, un'impronta lasciata al lettore più accorto.

E' infatti propedeutico alla prossima entrata, nella quarta parte, dell' "empio amico odiatore". Diabolus, come noto, deriva dal greco diaballo, che significa dividere, separare. 

 

Ed ecco l'epifania del male.

"Prototipo di nullità " . Egli non sembra degno neppure di una fisionomia certa, "androgino ", il suo marchio sia l'informe deformità. 

 

Molti autori hanno definito il demonio "Simia Dei diabolus", scimmia di Dio. Egli scimmiotta Dio ma l'architettura che ne risulta e' scompigliata (più avanti si parla di "edificio tirato su maldestramente"), poiché il peccato è innanzitutto un disordine morale.

Uno e Trino, ovvero il mistero teologico della Trinità è qui parodisticamente rovesciato in "uno e caprino".

 

L'assillabazione di "rimorso rimarchevole", "Doloroso richiamo al presente/ di una realtà contraffatta dall'ignoranza"

e l'eufonica allitterazione del distico: "Sfrontato affronto/nell'affrontar l'inaffrontabile",

sono un "orrido gioco di parole/privo di significato, non significante".

I raffinati artifici stilistici pur nella loro scintillante fantasmagoria estetica, o forse proprio per questo, stanno a segnalare un'incolmabile scarto fra il qui e ora e l'Assoluto.

 

In un crescendo di tensione il vocabolario, prende una deriva bellica, guerresca, diventando quasi uno spietato dettame alle truppe: "Tenzone, combattimento, attacco improvviso notturno,/a sorpresa per arrecar più danno".

"Imporre la legge di chi comanda col terrore".

 

Ma le "Parole" sanno essere anche "ermetiche",

"Chi deve capire, capisca". 

Sovviene il motto nella testata dell'Osservatore Romano : Unicuique suum, non prevalebunt.

 

Perciò il confronto/scontro col Male non è cosa da sottovalutare "pericoloso diventa e facile farsi male".

E le insidie si celano anche in interiore homine:

"Onda di una fede superstizione che vede/malie e demoni in ogni dove/annebbiando il discernimento".

 

La tentazione di non credere alla sua esistenza è "un lecito pensiero di conclusione, soluzione, archiviazione "

Fino al dubbio radicale "Depressione, Possessione?"

 

Ma" l'antico ingannatore" della Bibbia non inganna il Poeta che ha sempre riconosciuto i suoi attacchi e i suoi emissari, concentrato " nell'eterna preghiera".

 

Seppur" la fede può vacillare" non potrà mai essere dimentica del non prevalebunt.

"Risplendera' il sole della fede, dell'amore/

della compassione nel roseto interiore in fiore".

 

Fino alla fiduciosamente ottimistica esortazione:

 

"guarda al domani pensando all'oggi/da Liberato!"

 

SECONDA PARTE

 

La poesia qui si fa teologia, all'inverso. Se l'oggetto del poetare e' l'Antagonista ed "escluderne l'esistenza... è da incompetenti", il soggetto sottinteso è necessariamente Dio.

E dunque e' prova della Sua esistenza. 

Ci sono voluti più di 110 anni ma adesso abbiamo finalmente la prima edizione italiana di "Dio, Sua esistenza e natura" di padre Reginald Garrigou-Lagrange, Effedieffe editore.

In quest' opera magistrale il grande teologo domenicano dimostra come la ragione può, con le sue sole forze, giungere ad avere certezza dell'esistenza di Dio, autore della natura.

 

Ma tornando all"Invisibile nemico" egli è definito "psichedelico ", è cioè in grado di modificare la nostra esperienza psichica.

"Appare, scompare, si nasconde, /cambia colore, le carte in tavola".

È l'ingannatore par excellence : multiforme, camaleontico, baro.

"La forgia infernale ti reclama".

 

Corollario susseguente è il mondo delle arti magiche, e lo stregone, in un miscuglio fra baraccone e teatralità.

L'arte magica e le potenze infere evocate si rivoltano contro lo stregone stesso.

 

L'esito finale la messa nera. "Officiare quella messa in distruzione " è una "mescita raggelante".

Come noto il punto più profondo dell'inferno dantesco è un luogo di ghiaccio perenne.

 

Il satanico rito è capriola dilettosa nel rovesciare e scompigliare l'opera del Creatore.

 

"Mistura di sangue umano,/sperma e altri liquidi".

Questa liquefazione, questo putridume mi hanno riportato alla mente il verso 1036 del De Rerum Natura di Lucrezio :

"Fluminis ingentis fluctus vestemque cruentent" ovvero "fanno uscire fiotti di liquido che macchiano la veste" (traduzione di Milo De Angelis).

A tal proposito si veda la bellissima e dottissima analisi testuale di questo verso e degli altri del libro quarto di Lucrezio nel volume "Simulacra et Pabula Amoris, Lucrezio e il linguaggio dell'eros" di Luciano Landolfi, Patron editore, e in particolare il secondo capitolo "Fisiologia dell'eros e metaforesi in Lucrezio ".

 

Similmente qui spiccano le consonanti R e L (ragion, radici, sepolcrali, mistura, sperma, altri liquidi, consacrar, capretto, rituale).

Sono entrambe consonanti liquide, hanno una qualità fluida e possono essere prolungate nel parlato.

Fonosimbolicamente la lettera R e il suono che rappresenta sono spesso associati a concetti di vibrazione, velocità e forza. La L è associata a concetti di fluidità, leggerezza, levigatezza. 

Qui dunque sono, consciamente o inconsciamente, votate alla onomatopea del cruento sacrificio sacrilego.

Vi è poi l'invettiva contro i seguaci del maligno : "adepti sconsiderati/per ottenere benefici/caduti nelle tue lusinghe".

Il prezzo da pagare da parte dei suoi servitori

è alto.

L'apostrofe verso di loro è pervasa da una sacra bilis ovvero collera, ira, sdegno.

Sono "pattume, sterco, letame,...stupidi, maledetti, miserabili".

Continua il lessico laido e carnalmente ferino.

Fisicamente e moralmente : "sordido meretricio, tradimento, sputtanamento, baillame di puttane, latrina, ciarpame".

Magheggio riecheggia il mago di cui prima.

E più avanti continua incessante la reificazione bestiale: "Serpe, vipera strisciante, scarafaggio longobardo".

 

Anche lo storico e irrisolto dilemma : città o campagna? Trova qui una sintesi con diniego.

In tanti autori, antichi e moderni, la città è il luogo di perdizione, in antitesi all'idillio campagnolo. 

Invero la realtà provinciale e rurale non ha alcun lato positivo: "provincialismo, ciarpame a guisa di paese, brutta storia di provincia, ottundimento del paesanotto, trame del contado".

Nessun riscatto, nessun mito del buon selvaggio, anzi la dimensione rurale è matrice di ottusità e bestialità. 

 

E la Polis e la sua communitas? 

Sono "pesci ammuffuti dalla testa mozzata (...) spargendo puzzo/per il mercato sociale cittadino".

"Caravanserraglio di insulsi", "Frazioni di proprie frustrazioni", "Occhi ... a visuale opacizzata".

Bipedi per cui "è già un successo camminare su due piedi/anziché a quattro zampe".

 

Massimo Mattolini

 
 
2025
 
 

Anima surrealista

Meteora

Sinfonia in opere d'arte sulla partitura del cuore

Uno sguardo al rapimento mistico nel momento creativo,

partendo da opere pittoriche che continuano a “parlare”

a distanza di tempo dalla realizzazione. 

Un indagare immaginifico sulla spirituale ispirazione

che avvolge l'artista nella fattura 

e che svanisce nelle rifiniture finali,

lasciando, a volte,

vaghi ricordi dal sapore onirico come eco di melodia

suonata ad libitum,

sfumando.

Sfondo, i saloni di un fantomatico palazzo nobiliare sul

Canal Grande sospeso in aria,

nella volta celeste la cui luce fa emergere dalla terra laguna,

l'orchestra.

 
 
2025
 
 
 
 
2024
 
 

DECANO

C&P Adver Effigi

Accostarsi diligentemente al poiein di Gabriele Prigioni, cercare di appalesare la doviziosa poetica, la polisemia, richiederebbe un'esegesi e un'acribia strabordante questa breve nota. Le riflessioni che seguono vogliono essere solo dei lacerti, quasi dello sparso pietrisco, eppure nella loro erraticità ambiscono ad indicare un possibile, forse praticabile, sentiero di lettura.

Quello di Gabriele Prigioni è un rigore stilistico, una parola compiuta e severa che infine erompe nell'esaltazione del Padre.

Cantico, orazione, inno di lode e preghiera.

Questa prova poetica chiude la trilogia dopo Ecce Crucem Domini e Apologetica Ultra Dogmata.

A noi lettori spetta il compito e il piacere di leggere e meditare il trittico, nell'attesa e speranza di nuovi cimenti dell'Autore.



Brani tratti dalla Postfazione di Massimo Mattolini

 
 
2023
 
 

Apologetica Ultra Dogmata

il mio nuovo libro.

Un grandangolo sulla Fede al di là di dogmi, schemi, metodi, incasellamenti.

 

"Soliloquio dell’alter ego dell’autore che, ispirandosi agli eteronomi pessoiani, ai koan Zen, alle quaestio della Summa Teologica di Tommaso d’Aquino, alle Disputatio Camaldulenses di Landino, s’interroga, in un elucubrante botta e risposta, a più voci: Pessoa, Tommaso, Landino, Maestro Zen, Monaco Esorcista, dove i quesiti impliciti incontrano risposte esplicite quando non esse stesse domande esplicite a risposte implicite, varcando la soglia dei dogmi, sulla Fede."

(brano tratto dalla prefazione)

 

"Questo prezioso e eminente componimento di Gabriele Prigioni trascende le fruste etichette e gli incasellamenti semplificatori.

La sua tempra e la sua cifra risiedono nello schietto appressamento all'Eterno"

(passo tratto dalla postfazione di Massimo Mattolini)

 
 
2023
 
 
 
 
2023
 
 

Ecce Crucem Domini

Effigi

Passi tratti dalla prefazione di Massimo Mattolini

Con questo poemetto Gabriele Prigioni ha scritto, parafrasando l' Itinerarium mentis in Deum di San Bonaventura, il suo personalissimo Itinerarium poematis in Deum, che si potrebbe tradurre come il viaggio della poesia verso Dio.

Poemetto in prosa o prosa poetica, comunque un felice connubio fra i due generi letterari.

Questa è un'opera necessaria anzi inderogabile come non mai perché, se è vero, come è stato detto, che solo un Dio ci può salvare, allora è la Parola e precipuamente quella poetica il medium irrinunciabile per correlarsi al Sacro.

È con soave sentimento di commozione che, in questo nostro tempo scialbo e lubrico, si legge un componimento così ammaliante esteticamente e così pregnante. Ma, come era già ben noto agli antichi Greci, kalos kai agathos, il bello e il buono vanno di pari passo.

 

Massimo Mattolini

 
 
2022
 
 

ECCE CRUCEM DOMINI

"A tu per tu con Satana"

Il mio nuovo libro, progetto editoriale cullato da tempo, che ho scritto interamente a mano su fogli in carta d'Amalfi, rilegati in diario antico, con copertine in pelle ed incisioni in oro, per la manifattura della Legatoria Koiné di Chianciano Terme.

Un poema non offuscato dalla miopia dei tempi, coevi o moderni che siano, ma un grandangolo della fede che allarga oltre i secoli immortalando, oggi come allora, le fondamenta di un cammino verso Dio poste dai Padri della Chiesa, non sordi alla Sua chiamata.
Una sorta di Ulisse, non me ne voglia Joyce, in chiave mistico fideistica. 

(dal Proemio)

 
 
2022
 
 
 
 
2017
 
 

SANTA CATERINA DA SIENA IL DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA

Edizioni Cantagalli, Siena

Versione integrale in italiano moderno a cura di Gabriele Prigioni

Recensione dal web
Passeggiare al tramonto, accarezzato dalla tiepida brezza estiva, nei luoghi di Santa Caterina, ascoltando i suoi passi, il suo pregare silenzioso, il suo anelito di Dio, ha suggerito a Gabriele Prigioni la necessità di tentare un'impresa in cui fino ad oggi nessuno si era mai cimentato: tradurre dal vernacolo senese una delle più conosciute e belle opere letterarie italiane “Il Dialogo della divina provvidenza” di Santa Caterina da Siena Patrona d'Italia e d'Europa. L'autore si è accostato alla Santa senese in maniera profonda quasi a stringere conoscenza con lei, con la sua fede ed è riuscito nell'impresa di rendere accessibile e divulgativa un'opera che fino ad oggi non poteva essere letta nella lingua corrente ma solo in vernacolo.

Nel marzo del 2018 si è tenuta la presentazione a Siena, sono intervenuti don Benedetto Rossi, Rettore del Santuario di Santa Caterina in Siena e l’autore. Incontro organizzato dalla Libreria Catechistica di Siena.

Ripropongo la presentazione relativa alla mia traduzione integrale dal volgare in italiano moderno de Il Libro per...

Pubblicato da Gabriele Prigioni su Domenica 28 marzo 2021
 
 
2015
 
 

MORIRE A SE STESSI. L’abbandono del proprio Io.

Edizioni Cantagalli, Siena

Morire a se stessi è un cammino lirico, è consacrazione votata alla ricerca della Bellezza. È tensione verso l’Assoluto, tramite il mettersi a nudo, interrogandosi, proiettati verso l’incontro con il Divino.

Recensione dal web
L’opera è incentrata sull'abbandono del proprio Io. Morire a se stessi vuol dire chiudere il mondo fuori di sé abbracciando, ad esempio, la vita monastica, proiettati verso l'incontro con Dio, scoprendolo si conosce se stessi. Ad esempio di tale scelta vengono indicati: san Bernardo di Chiaravalle, Santa Caterina da Siena e il suo capolavoro letterario il Dialogo della Divina Provvidenza. Per focalizzare l’attenzione su questo tema, l’autore evidenzia come sia necessario mettersi a nudo nei confronti dell’Assoluto. In tale percorso ci aiutano anche il poeta portoghese Fernando Pessoa, che traccia un cammino lirico che illumina la nostra vita e Ignazio di Loyola con gli scritti che sottolineano il suo essere peccatore e la necessita di annullarsi nella continua ricerca di Dio.

 
 
2015
 
 
 
 
2014
 
 

BERNARDO DI CHIARAVALLE

Edizioni Cantagalli, Siena

Opera citata nel numero di febbraio 2015 della rivista Storica National Geographic.

Dall’Introduzione: L’attrattiva di Bernardo affonda le radici nel suo essere uomo. Quanto appena detto potrebbe risultare riduttivo visto che in pieno trezo millennio essere uomini significa abbigliarsi alla moda, seguire l’onda della tal corrente artistica che nulla ha a che vedere con la vera arte. Qui, invece, l’accento uomo è contenitore di valori: determinazione, convinzione, poesia, cultura, raffinatezza; tutte sfumature di un unico colore presenti nel santo di Clairvaux.

 
 
2013
 
 

NOBILI A VENEZIA

Acquaviva Edizioni, Milano

Storia degli alberghi di Venezia. Saggio storico, primo al mondo a colmare una lacuna nella storia della città lagunare, catalogato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Sono qui raccolti i pezzi pubblicati su Nexus, mensile di cultura di Venezia dal 2008 ad oggi.
Le ricerche per questo libro hanno permesso di fare una scoperta di rilevante importanza storica che è valsa all’autore la menzione nell’Enciclopedia Storica di Venezia del professor Giovanni Distefano, Supernova Edizioni.

 
 
2013
 
 
 
 
2012
 
 

CANTICO DI SPERANZA

Acquaviva Edizioni, Milano

Un commento del Cantico che si spinge in un territorio dove raramente gli scrittori si avventurano: il sacro nelle sue insondabili profondità.

Il 18 agosto 2012, presso il Centro Zen Gyosho di Cecina, ispirata all’opera letteraria di Gabriele Prigioni, si è tenuta una libera conversazione in cui l’autore e i presenti si sono confrontati con il monaco zen Bendo, trovando un intimo contatto con le Quattro Nobili Verità del Buddhismo.

Quest’opera nel settembre 2014 è stata presentata dall’autore nella sede di Padova dell’emittente televisiva 7Gold.

 
 
2011
 
 

NUBE E LUCE

Acquaviva Edizioni, Milano

Prima edizione

Romanzo storico sulle vicende che legarono Napo Torriani e i frati dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano.
Nel mese di settembre 2011 si è tenuta la presentazione nella Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani di Milano. Sono intervenuti con l’autore, il Maestro Agostino Barbieri, che ha accompagnato al pianoforte l’incontro e il Dottor Riccardo Tammaro, presidente della Fondazione Milano Policroma, associazione insignita nel 2010 dell’Attestato di Benemerenza Civica del Comune di Milano (detto anche Ambrogino d’Oro).

Nel 2012 visto il boom di vendite è stata pubblicata una seconda edizione illustrata.

 
 
2011
 
 
 
 
2010
 
 

SONJA KAILIENSKY

Acquaviva Edizioni, Milano

Una donna russa fatale si aggira per le capitali europee seminando panico e passioni sconvolgenti. Una storia degna della migliore narrativa della Berberova.

Recensione
I romanzi di Gabriele Prigioni raccontano storie romantiche, tra cronaca e ideali. Con “SONJA KAILIENSKY” traccia un racconto fatto di sicuri tratti sentimentali, che si fanno ricordare a lungo. In lontananza tutti i luoghi magici d'Europa: da Venezia a Parigi, da San Pietroburgo a Milano. In una dolce atmosfera di lieve malinconia, di cui Gabriele Prigioni si vede che conosce la ricercata alchimia. C'è una giovane russa, appunto la Sonja, anima colma d'amore e di passione quasi sconclusionata. Gli intrecci con altri personaggi affascinanti, con passati scabrosi e futuri sfuocati, portano il filo della narrazione lungo luoghi sconvolti, precari, desolati ma pure sempre a far ricordare quel mito della felicità a cui tutti noi intimamente tendiamo. Il Gabriele Prigioni è un fine intarsiatore di preziosi gioielli narrativi.
Chiara Fanon


Nel mese di maggio del 2010 si è tenuta la presentazione all’Hotel Luna Baglioni di Venezia. Intervenuta, con l’autore, la Dottoressa Chiara Visentin, membro dello staff dirigenziale dell’albergo